RICORDANDO LUCIANO SCHIFANO

Il 25 maggio 2024, alle ore 10, si è tenuto l’incontro nella Cripta dei Caduti nella Basilica francescana di Santa Croce a Firenze per ricordare l’artista Luciano Schifano.

Il 14 ottobre 1995 vengono ufficialmente montate e solennemente inaugurate le quattro vetrate poste nella Cripta, sotto l’Altare maggiore, con la presenza di Padre Franchi, rettore del monastero francescano di Santa Croce e della soprintendente all’Opera di Santa Croce, la sig.ra Stefania Fuscagni. L’evento è organizzato dall’Assessore alla Cultura del Comune di Firenze, Guido Clemente, dalla Soprintendenza archeologica della Toscana (Soprintendente Francesco Nicosia) e dal Comune di Firenze (Roberto Conforti, Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Artistico di Firenze).

Luciano accetta con entusiasmo la proposta di realizzare le vetrate, sperimenta il vetro e approfondisce la figura di San Francesco, in uno degli ambienti più belli, solenni e suggestivi, ma anche più difficili, dello “spazio sacro” di Firenze, nella parte più antica della basilica e a un passo dalla Cappella Bardi dove troviamo un ciclo di pitture a secco su parete di Giotto dedicate a San Francesco. Il posizionamento delle vetrate avviene, prima dell’esposizione nella cripta dei cartoni progettuali dal titolo Dal sacro al profano, e dei disegni preparatori realizzati su carta, in grandezza naturale.

Le vetrate create da Luciano Schifano, dedicate a San Francesco D’Assisi, rappresentano gli elementi fondamentali del cosmo e della vita presenti nel Cantico delle Creature. Sono idealizzate tramite una tecnica particolare senza l’uso tradizionale delle cosiddette “connessioni a piombo” in maniera da consentire una lettura non “spezzata” delle immagini. La vetrata principale dedicata al sole con il titolo: il sole, il saio e il cilicio, rappresenta il simbolo creato originalmente nel 1982 per la mostra di Assisi, per l’VIII centenario della nascita di San Francesco: Immaginiamo un tema sacro. Seguono Sorella acqua e Sorella terra, Fratello vento, Fratello foco. Di Schifano furono apprezzati e ammirati non solo la perizia artistica e il discorso poetico dell’artista, ma anche l’abilità tecnica, i colori vividi e profondi, che cambiavano di intensità col cambiar della luce esterna e delle ore del giorno. Si festeggiava il settimo centenario della fondazione della basilica francescana che è – tra le grandi chiese di Firenze – la più cara al cuore degli italiani perché vi riposano Michelangelo, Machiavelli, Galilei, Alfieri, Gentile, Foscolo, Rossini, il cenotafio di Dante e altri fra i grandi della nostra Italia.

Alle mostre in Assisi, del 1981-82, all’esposizione fiorentina, un filo inscindibile collega Frate Francesco alla comprensione di Luciano Schifano e conferma una delle più evidenti caratteristiche dell’espressione di questo artista: la coerenza contenutistica e formale che continuativamente e con reale costanza si ritrova nelle sue opere (Bruno Santi, Soprintendente ai Beni Artistici e storici di Siena e Grosseto).

Così scrive di Schifano Giovanni Spadolini: è giusto che uno dei nostri artisti più seri e qualificati abbia dedicato a Francesco D’Assisi, ripercorrendo un cammino d’omaggio e interpretazione artistica di Francesco, che nasce da lontano, dai Grandi della nostra arte, Cimabue e Giotto, una ricerca, un omaggio che, con le caratteristiche pur difficili dell’arte di oggi, si pone come un monumento iconografico francescano unico nel nostro secolo per il numero delle opere, l’impegno, la qualità.

Il ricordo affettuoso di Luciano ci giunge dallo storico Franco Cardini. Lo amiamo, davvero, Luciano Schifano. Lo amiamo tutti ancor più forse di quanto lo ammiriamo. Amiamo i suoi bei cavallini – sogni, giocattoli, simboli – i suoi colori forti e terrosi, la sua fantasia d’uomo legato al mare, alla montagna, alla campagna, perfino al deserto presso il quale è nato. Una forza della natura in un corpo esile: come Francesco d’Assisi. Un uomo che, al pari di lui, sembra saper parlare agli animali e a Frate foco che gli è di tanto aiuto nel suo lavoro di modellatore del vetro e della creta. Grazie, Luciano, come poeta, di forme, luci e colori, non ti capiremo mai del tutto e a fondo: sei troppo alto, troppo profondo. Ma la nostra gratitudine per la gioia che in noi sa suscitare la tua capacità di creare bellezza, quella ti accompagnerà, per sempre.

Nel 2011, l’allora Sindaco di Stia, Luca Santini, lo ha portato a realizzare una delle sue più spettacolari esposizioni, al Museo dell’arte della lana in occasione della Biennale d’arte fabbrile. Un importante evento che ha suggerito scenografie in più angoli del paese laddove arte e cultura sono una risorsa e un investimento. Il Maestro ha scelto il paese di Stia e ha contribuito a divulgare l’arte ma anche la scoperta del territorio.

L’incontro in Santa Croce  è nato dal desiderio di riportare alla luce i colori, la maestria e la personalità dell’artista e architetto Luciano Schifano e di proseguire il cammino intrapreso dalla scrittrice amica di Luciano, Lorena Fiorini, che ha ristrutturato un casale dove ospita, grazie alla famiglia di Luciano, alcuni suoi dipinti, a Stia in Casentino. Parafrasando San Francesco, ci siamo avviati a un recupero che sa di Và, e ripara la mia casa. Lorena Fiorini ha ricordato, con affetto e ammirazione, la collaborazione con Schifano all’evento di Montepulciano e alla Mostra di Stia. Ha richiamato l’attenzione verso la sua arte, la sua sensibilità, l’immaginazione e la fantasia. Ha invitato tutti ad approfondire l’uomo e l’artista riconducendo la sua figura alla luce e alla speranza dopo il buio degli anni passati.

Per i saluti istituzionali era presente Padre Giancarlo Corsini del Superiore Ordine Frati Minori Conventuali e la Consigliera dell’Opera di Santa Croce Maria Di Benedetto.

Sono seguiti i ricordi di Rosmarie Eichemberger, vedova di Schifano, con la relazione sull’opera del marito Santa Croce, ieri, oggi, domani, sempre, dell’architetto Claudio Cestelli che ha seguito Luciano, per il Comune di Firenze, durante la sistemazione delle vetrate e, dell’amico avvocato Console del Senegal Eraldo Stefani, che commissionò al Maestro, nel 1996, lo scudo consolare della Repubblica del Senegal di Firenze affisso all’esterno della sua sede, e Mauro Landi, il collaboratore più stretto e fidato che ancora oggi cura le opere di Luciano Schifano.

Per le istituzioni registriamo i patrocini ottenuti dal Comune di Pratovecchio Stia  e dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, dalla FIDAPA BPW Italy Distretto Centro e FIDAPA BPW Italy Sezione Roma, con la collaborazione del Rotary Club Casentino,  del Consolato del Senegal e dell’Associazione Culturale Scrivi la tua storia con Il Casale Pratovecchio Stia.

A chiusura dell’evento è stato eseguito, in memoria di Luciano, l’oratorio sacro Pasqua a Firenze di Don Vincenzo Arnone.

Lorena Fiorini