Riceviamo da Assadakah e pubblichiamo.
Staff Occhio dell’Arte
L’abbraccio del Mediterraneo è stato “concepito” dopo la tragedia che ha visto spettatori e protagonisti gli abitanti di Cutro, in Calabria. Un naufragio assurdo, terribile, doloroso. Nascere in un angolo del pianeta piuttosto che in altro non è un DIRITTO, ma una casualità. Nascere con la pelle pigmentata in modo diverso, anche
questo non è un DIRITTO, ma una casualità. In momenti diversi, per Paesi diversi, anche noi italiani siamo stati immigranti, sulla loro pelle i nostri avi hanno vissuto il rifiuto, la derisione, sono stati maltrattati, umiliati per la loro provenienza, per la loro lingua, per le loro abitudini. Tutto questo avrebbe dovuto insegnarci qualcosa.
Vivere in pace, in armonia, godendo tutti delle meraviglie che questo Mondo ci
regala è possibile se lo si vuole davvero. Escludo che le rispettive divinità di ognuno nella creazione abbiano fatto anche classifiche di merito o diritto. La pace va costruita con pazienza, l’accoglienza si realizza a partire dai piccoli gesti, gli uni verso gli altri. Non è una frase fatta sostenere che “nelle differenze troviamo ricchezza”, ma dobbiamo avere e volere occhi per riconoscerla.
La musica è un linguaggio universale, un mezzo per esprimere gioia, dolore, più
comprensibile e vicino.
Questo spettacolo è dedicato a chi ce l’ha fatta, a chi ha rinunciato, a chi piange i suoi cari, a chi vede uomini e non razze, a chi prega Allah, a chi prega Dio, a chi cerca la pace e ricorda che “La terra è un solo paese. Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino” (Seneca).
Le danze e la musica accompagneranno i testi che verranno letti, rimandano tutti
al tema cardine dello spettacolo: l’accoglienza e la ricerca della pace.
(Teresa Acca)