Premi per La città del ferro, un libro su Piombino

“La città del ferro” è un libro di poesie su Piombino che ha già ricevuto premi e segnalazioni in Romania (Transilvania) – dove sono state tradotte alcune liriche – a Riva del Garda (Premio della Critica Cygnus Aureus) e a Gela (Gorgone d’Oro, menzione speciale). Adesso arriva un piazzamento da finalista al Premio Letterario Internazionale “Massa, Città fiabesca di Mare e di Marmo” DICIOTTESIMA EDIZIONE 2024. La premiazione avrà luogo SABATO 28 settembre con inizio alle ore 17,00 nel giardino di Villa Cuturi, Marina di Massa (nei pressi del pontile sul mare). Seconda Sezione B – Libro di Poesie edito (pubblicato negli ultimi dieci anni). 1° Premio assoluto di € 500 all’ottimo Poeta svedese GAHNERTZ Daniel (interverrà dalla Svezia) per l’Opera “Golden Oldies” (La Ruota edizioni, 2022), Traduzione a cura di Stefania Renzetti. Ai cinque Finalisti andrà un assegno di € 100 (ordine alfabetico) DEMURO Simonetta & Domenico MICILLO – Il mio cuore sussurra al tuo (Edizioni Tigulliana, maggio 2024) –  DE RENZIO Kim, Il bianco e il nero, (Edizioni Helicon, 2024) GAVINELLI Maurizio – Il tempo reale (Book editore, dicembre 2023) (da Madrid – Spagna), LUPI Gordiano – La città del ferro (Edizioni Il Foglio Letterario, novembre 2023), SOYLEMEZ Sebahat 58/ Nel verde e nell’azzurro (Antonio Stango editore, marzo 2023) (Istanbul – Turchia). Inoltre lo stesso libro guadagna un Terzo posto al Premio Giovanni Pascoli di Barga. Grazie a Riccardo Marchionni, autore di foto e copertina. Un successo per Il Foglio Letterario. Cerimonia di premiazione a Barga, sabato 19 ottobre, al Teatro dei Differenti. Sarà inserita nell’antologia del premio la poesia La luna sulla spiaggia di Salivoli.Premio euro 100 e Targa.

LA PREFAZIONE AL LIBRO SCRITTA DA STEFANO TAMBURINI

Le dolcezza amara del passato

            Le rime di Gordiano sono carta assorbente di sentimenti condivisi in chi ha messo le scarpe nelle stesse orme e negli stessi tempi. Sono sentimenti talvolta tenuti nascosti o addirittura repressi, in una città del ferro che non ha ancora smesso di esserlo e, purtroppo, non è ancora diventata altro. La bellezza di tale amarezza che coinvolge il lettore fin dalle prime strofe va oltre il significato di questi versi armoniosi. Chi ha avuto modo di apprezzare gli altri scritti di Gordiano Lupi non farà fatica a immergersi in questa lettura in rima, perché anche i suoi romanzi e i suoi racconti hanno il ritmo e l’armonia dell’ode, il sentimento dei versi in quei libri sfocia nella prosa ma conserva quel fondo di amore per le parole, sempre da trattare con cura. La poesia, negli scritti di Gordiano, si può tranquillamente dire che non sta solo nelle rime. Sta nel fondo, nel sentimento della scrittura.

            In questo libro emerge soprattutto il sogno di una città che l’autore – e, certo, non solo lui – avrebbe voluto vivere, dopo le false illusioni di un’infanzia e di un’adolescenza trascorse a guardare con scetticismo la beatitudine degli adulti e dell’assioma “dove c’è fumo c’è pane”, quegli altiforni e quei capannoni così spettrali e in qualche modo anche rassicuranti. Ma certo non allegri, la cupezza di quei panorami emerge ben al di là delle parole che li dipingono.

E c’è anche l’amarezza della sconfitta senza la rabbia nei confronti di chi ha fatto in modo che sia andata a finire proprio male. E c’è quel fondo di sogno che in qualche modo pervade l’esistenza di un uomo di ottime letture e di altrettanto pregevole scrittura. Un fondo che rappresenta speranze mai del tutto perdute, perché appare sempre una minima illusione che ci possa essere un domani migliore. E dunque in queste pagine non c’è solo un “guardare indietro”. Del resto, Gordiano Lupi anche nei suoi romanzi ambientati nella propria città ha sempre ben specificato che non si tratta di vivere “di” ricordi ma “con” i ricordi. Perché messi tutti insieme formano quella memoria collettiva che è alla base di qualsiasi tentativo di crescita, di evoluzione.

            Purtroppo la realtà piombinese è fatta di fin troppe memorie perdute, a breve, medio e lunghissima portata. Ma poco importa, lo scrittore è uno che non si arrende mai. Sì, è vero, ogni tanto si lascia apparentemente vincere dallo sconforto ma chi lo conosce bene sa che poi domani è sempre un altro giorno. Lupi non nasconde le sue fonti di ispirazione, in testa o in coda a ogni poesia che parte dallo scritto di un altro autore, offre dettagliate citazioni che non rappresentano solo un doveroso riconoscimento ma anche occasioni per un confronto, per un richiamo ad altre realtà, per meglio “ambientare” quelle parole.

Le rime più sentite sono quelle con «le povere strade della mia infanzia, casette annerite nascoste tra ciminiere perdute, irreali tramonti sfocati, case mediocri, dove fuggiva la vita di uomini temprati a forgiare acciaio». E anche i ricordi in sequenza, «il rumore del carrozziere e del fabbro», «i tigli della piazza della scuola, cose della nostalgia», «un cortile pieno di polvere di carbone», «un pallone che rimbalza in un muro di mattoni», «il tempo della povertà, i vicini rumorosi e presenti», «il rumore delle siviere», «il ricordo di mio padre che esce presto al mattino» e un’onestissima ammissione: «In quella Piombino del passato sarei un estraneo».La migliore foto del tempo vissuto è invece una sequenza di versi dedicati all’altoforno: «Perché tu sei morto per sempre, come tutte le cose senza vita, ammasso di lamiera abbandonata in un mucchio di rottami spenti. Nessuno più ti conosce. Ma io ti canto. Canto per non dimenticare il tuo profilo, la tua imponente e intrepida eleganza. Il tuo sentore di morte, di abbandono. La tristezza al posto del sorriso».Qui si ritrova una dolcezza amara, perché queste rime dimostrano che può esistere una dolcezza amara. Smette di essere un ossimoro e diventa mescolanza di sentimenti che non si annullano ma vivono insieme nel rispetto l’uno dell’altro. Questa mescolanza, questo cocktail di emozioni rapisce chi legge e lo immerge in uno stato d’animo che oscilla in ogni pagina fra un festival dei ricordi e qualcosa che somiglia alla nostalgia ma non lo è. È una sorta di scavo nelle radici interiori per ridare speranza a un albero che continua a crescere con tiepida fiducia.

            Insomma, molto più che un viaggio nell’animo di un’esistenza trascorsa con lo sguardo rivolto sempre avanti. L’apparente controsenso che si incrocia, rima dopo rima, nei versi di Gordiano Lupi in realtà è l’essenza profonda di un luogo dell’anima diverso da tanti altri ma poi non così tanto. Anche chi non ha vissuto le stesse emozioni può accostarsi alla lettura per apprezzare il sentimento, l’amore per ciò che è stato, la speranza per ciò che sarà. Molto oltre la poesia.