“Leda e il Cigno” di Leonardo da Vinci è una delle opere vittima di varie attribuzioni sbagliate, causa di un inventario erroneamente catalogato che era ripreso, senza verifica, da molti storici dell’arte. Quest’opera, che era nella collezione di Franceso I a Fontainebleau e si credeva perduta, è ora custodita nella prestigiosa collezione del Conte Pembroke alla Wilton House.
Grazie al prodigioso lavoro svolto dall’esperta di Leonardo da Vinci Annalisa Di Maria, con l’aiuto del Prof. Emeritus J-Ch.Pomerol e della specialista N.Popis, pubblicato su Open Science «Leda et le Cygne de Léonard de Vinci», i ricercatori sono riusciti a trovare l’errore nell’inventario che ha causato una confusione.
Gli storici dell’arte, sulla base di un errato inventario della fine del XVII secolo, ritenevano che la Leda di Leonardo fosse ancora nelle collezioni francesi quando era la copia della Leda descritta nel 1642 dall’abate Dan nel suo libro “Le trésor des Merveilles de Fontainebleau”. Si trattava di una copia che, secondo antiche descrizioni, comprendeva solo due figli, presso la Leda e non quattro come nell’originale descritto da Cassiano Del Pozzo, che fu l’ultimo ad averla vista nel 1625. Un fatto che fu tuttavia notato dall’eminente vicepresidente dell’Accademia delle lettere, Eugène Muntz, in un rapporto del 1890.
Il dipinto della Wilton House fu acquisito nel 1627 dal 14° Conte di Arundel, Thomas Howard, soprannominato “il Conte collezionista”. Tra i suoi incredibili acquisti, aveva acquisito il Codex Arundel e il Codex Windsor. La Leda e il cigno di Leonardo è sempre stata catalogata, fin dalla sua acquisizione da parte del Conte, come opera di Leonardo da Vinci. Lo attestano gli archivi della Wilton House, in particolare la storia dell’opera e un disegno raffigurante un ritratto di Leda dell’incisore Lucas Worsterman, con la menzione “Leda e il cigno di Leonardo da Vinci, Collezione Arundel, 1627“.
L’attribuzione fu cambiata all’inizio del 1900 a seguito di una mostra alla National Gallery, da parte di storici dell’arte che ritenevano che la Leda di Leonardo non potesse essere quella della Wilton House, acquistata nel 1627, dal Conte Arundel perché, sulla base di un errore, pensava che fosse ancora nell’inventario francese alla fine del XVII secolo. Il dipinto è stato riattribuito a Cesare da Sesto, privo di elementi fattuali. Cesare infatti copiò le opere di Leonardo ma nulla giustificava tale attribuzione. Lo studio di Leda da un taccuino di Cesare Da Sesto rivela un approccio stilisticamente e tecnicamente molto lontano dall’opera di Wilton House.
Leonardo da Vinci aveva una grande padronanza tecnica e soprattutto una scienza della misura e delle proporzioni che i suoi discepoli non avevano.
Nella sua opera “Leda e il cigno” vengono rispettate tutte le leggi pittoriche del suo trattato di pittura. La costruzione dell’opera di Leonardo è incredibilmente precisa e basata sul sistema vitruviano per ottenere proporzioni perfette.
Inoltre, Il modello utilizzato nel progetto definitivo della sua Leda fu “Salaï”. Di bellezza androgina, fu spesso utilizzato come modello per il San Giovanni Battista, una scelta che incarna la dualità di uno stato unificato che possiede le virtù maschili e femminili.
L’ingegnoso studio condotto da Di Maria e la sua squadra lascia il segno e diventa un valore sicura nell’expertise dell’opera di Leonardo da Vinci dove si fondono scienza, filosofia e arte. La scoperta della Leda di grande bellezza considerata una delle più importanti opere di Da Vinci sconvolge il mondo dell’arte. Come il Louvre con la Gioconda, la Wilton è diventata uno dei luoghi più emblematici della bellezza.
Per maggiori informazioni :
https://www.openscience.fr/Leda-et-le-Cygne-de-Leonard-de-Vinci-a-la-Wilton-House